martedì 1 ottobre 2013

Love is...

Lui "Fai attenzione a scendere le scale"
Lei "Sì non preoccuparti"
Lui "Se facessi passare me avanti, in caso inciampassi, cadresti su di me o riuscirei a tenerti"
Lei "Grazie caro, ma forse è meglio che stia io avanti a te"

Lui 80' anni
Lei 78' anni

L'amore...e l'amore...
Senza età, senza tempo. 
Perché l'amore, quello vero, è proprio questo ed esiste! 
Una morsa al cuore quando ho sentito il dolcissimo dibattito di quei due vecchietti. In quel momento tutto si è fermato. Tutto il caos, dello studio medico in cui lavoro, di colpo ha cessato di esistere, si son sentite unicamente quelle parole riecheggiare sulle scale, quasi urlate, a quell'età l'udito...beh sappiamo com'è... 
Un dialogo breve, ma colmo di rispetto e affetto, delicatezza e tenerezza, di premura e preoccupazione reciproca. 
Perché l'amore fa questo, ha questo potere: ferma il mondo, il tempo, toglie il respiro e forse sì, rende un po' ebete, ma le emozioni che scatena nell'anima non hanno confini e paragoni e son sempre nuove, ogni volta. Mai le stesse. MAI. Anche a quell'età. A me le ha scatenate e non nego di aver sentito le lacrime pungermi gli occhi. 
Con passo quasi felpato li ho seguiti e una volta in fondo alle scale, lei dolcemente ha teso la mano a lui che senza esitazione ha preso al volo e così, mano nella mano, si sono incamminati verso casa? Sicuramente. O incontro ad ancora qualche scampolo di vita che Dio concederà loro ma sempre insieme, finché morte non li separerà. Ma il vero amore non avrà fine, nemmeno dopo l'arrivo della signora in nero. 
Le anime si riconosceranno sempre e sempre si ritroveranno. 

Grazie "Lui" e "Lei" per questa piccola ma grandissima lezione di vita e rispetto che mi avete mostrato e grazie soprattutto perché siete riusciti con semplici parole a sciogliere quello strato di ghiaccio che si era formato intorno al mio cuore ormai troppo deluso, ferito e triste. 
Grazie. Davvero.
E che Dio vi regali ancora tantissimi giorni felici insieme.




giovedì 5 settembre 2013

Odi et amo

E quando credi di aver detto proprio tutto e di più, quando credi che non ci sia più nulla da dire, eccole...parole come un torrente in piena che nessuna diga è in grado di fermare. Parole però che si schiantano su un muro di gomma, destinate a rovinarmi addosso. Parole contro un silenzio assordante, che spacca i timpani. Un silenzio che scava nelle viscere di un cuore ormai di pietra, che tu hai reso di pietra, ma per un motivo assurdo, quel tuo silenzio riesce a scalfire: ferisce e spiazza.
Un silenzio. Tu. 
Tu sei IL SILENZIO. 
Lo so. 
E lo odio.
TI ODIO!
Con tutta me stessa. 
Con quell'anima che ti ha sempre amato sopra ogni cosa. 
Ora ti odia. 
Odia ciò che sei e ciò che hai fatto di me. Di noi. 
Un odio profondo, tanto quanto il mio amore. 
C'è una battaglia in corso dentro me. Il drago, la mente, il cuore e l'anima, che non cantano più all'unisono. 
Il drago reso cieco dal troppo dolore, sorregge con entrambi gli artigli e brandisce nell'aria una spada, alla ricerca di quell'amore da assassinare.
Il cuore, benché duro e anch'esso silenzioso, prova a difendersi a mani nude. Cerca di difendere quell'amore così difficile, ma così prezioso, di custodirlo, di non lasciarlo alla belva, al nemico. Cerca riparo e si raggomitola su se stesso, tanto da divenire piccino. Un puntino. Ma in quel puntino...tu. Vivo. Presente. 
E quel cuore batte. 
Quel cuore rivive. 
Quel piccolissimo puntino...crede, spera, sogna. 
Quel cuore lo trafiggerei con la mano armata della mente, lo dilanierei, fino ridurlo a brandelli, fino a farlo sparire. Perire. Ma quel puntino rinsecchito, scalpita e continua a battere. 
Lentamente. 
Ma continua a cantare incessantemente il suo ritornello e il drago, nulla può. Nulla.
La mente ti odia. 
Il cuore no. 
L'anima impazzita è divisa a metà.
Ed io non so chi ascoltare. 
Ad un trivio...
Mi girerò e di spalle tirerò un sassolino, dove andrà, andrà. 
E così sia. 
Ma la mano del destino o la iella, la fortuna, la sorte, o qualunque cosa imprecisata sia, come il ramo di un albero che sporge sul viale, una folata di vento, un uccellino che passa per caso o un fiore inspiegabilmente e meravigliosamente cresciuto sul selciato...impediranno ogni mia scelta...e quel puntino non smetterà di battere, non perirà e l'amore non cesserà d'esistere...
Il nemico cadrà.
È caduto.
Sei in un puntino. 
Sei quel puntino, immenso, capace di sopraffare un drago famelico, feroce, inquieto, insofferente, idrofobo, sperso in un dedalo di sentimenti contrastanti.
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. 
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Il drago è morto! 

Ti odio..

domenica 7 luglio 2013

(L)ode al Vaffanculo

Attimi in cui ti guardi intorno e non capisci in quale strano mondo tu sia finita.
Attimi in cui guardi le persone con occhi indifferenti.
Attimi in cui ti poni quindicimila domande, ma non te ne frega nulla di avere la benché minima delle risposte.
Attimi in cui ti guardi dritto negli occhi innanzi ad uno specchio e vedi ciò che non vorresti vedere e ti rendi conto di quanto questa vita ti stia stretta.
E attimi in cui vorresti gridare un sonoro vaffanculo all'intera umanità.
Questi sono solo attimi. Questo è L'ATTIMO:

V.A.F.F.A.N.C.U.L.O.

Gridarlo sul grugno di tutti quelli che mi stanno accanto, almeno simulano la presenza. Di mandarvi tutti quelli che indossata la toga, si ergono giudici del momento senza cognizione di causa, puntando il dito, giudicando e condannando, quando, quel loro lurido dito, dovrebbero ricacciarselo nello stesso identico posto in cui l'han sempre tenuto: su per il culo.
A tutti quelli che si professano amici sinceri, che fanno promesse come se mangiassero pane, quando una promessa è una promessa: un debito, e ormai dimentichi del loro dolore e cullati da un'effimera felicità, non sono in grato di sorreggere il tuo, forse perché troppo grande e vero.
A tutti quelli che ti compatiscono, quando tu in realtà non cerchi compassione ma unicamente un'altra anima che sappia ascoltare con quelle orecchie invisibili che ha soltanto un'anima sensibile.
A tutti quelli che fanno la morale, quando la morale non esiste neanche nelle favole.
A tutti i finti e bugiardi, a tutti gli attori nati, che indossano il costume del giorno per calcare la scena del momento, incapaci di essere loro stessi, di mostrarsi per quel che realmente sono.
A tutti quelli che tengono le persone legate con mezzi poco leciti, privandole della dignità, dell'orgoglio e della personale libertà.
Vaffanculo a tutti quelli che si riempiono la bocca di milioni e poi difronte ad un caffè al bar non mettono mano al portafogli.
A tutti quelli che invidiano il tuo sorriso, non sapendo che magari dietro ad esso, si celano sofferenze inimmaginabili e che malgrado le stesse, trovi ancora la forza di sfoderare le tue arcate dentarie, a stento e con fatica, ma lo fai, perché un sorriso non si nega a nessuno.
A tutti quelli che demoliscono i sogni altrui, che non li capiscono e non li rispettano, perché non consoni ai loro.
A chi crede di essere sempre dalla parte della verità e della ragione, quando quelle stan sempre al centro o forse perché la parte del torto è già stata destinata da loro.
A tutti quelli che non son capaci di chiedere scusa, che non sanno cosa vuol dire chiedere scusa e a tutti quelli che credono di essere senza peccato, al di sopra di tutti, ma CHI E' SENZA PECCATO, SCAGLI LA PRIMA PIETRA! (recita così il Vangelo? dal Vangelo secondo Giovanni).
E una lode a tutti quelli che si alzano dal letto e con rabbia mordono la vita, non accettando di essere la 'massa'. Che seguono le loro idee, i loro credo e i loro sogni, che non si fanno condizionare e con coerenza rimangono sulle loro posizioni. SEMPRE. Anche andando contro corrente, remando in mezzo alla tempesta. Ma sempre dritto, per raggiungere quell'isola di speranza, che sanno essere là. Sì proprio là infondo. sull'orizzonte. Su quella linea che ognuno spera di poter raggiungere.
E vorrei potermi svegliare una mattina e invece di poggiare i piedi sulla solita pedana invisibile che mi catapulta in un mondo completamente storto, smonco, come dice mia figlia, mi catapulterei io stessa in un mondo tutto mio. Cucito a mia misura. Né troppo largo, da ballarci dentro, né troppo stretto da sentirmi soffocare. Proprio come quella frase dal film 'Alice in Wonderland':

Se io avessi un mondo come piace a me, 
là tutto sarebbe assurdo:
niente sarebbe com'è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa!
Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe!" 

E invece mi ritrovo ad indossare questo abito (vita) così stretto, attillato, fatto di un tessuto sintetico che non lascia passare aria, che fa sudare, e mi sento, io stessa, una cabina sauna! Un abito intriso di tutto tranne che di cose piacevoli. E quelle poche cose piacevoli, non durano neanche il tempo di finire la frase "sto be(ne)!"
Anzi, non riesci nemmeno a dirla, la formuli, te la crei nella testa, le dai una forma bellissima, perché in quel momento ti senti proprio così, ma nell'istante in cui provi a cacciare fuori quelle fottutissime sette lettere...puff....ti ritrovi a tartagliare " s-s-to be-be-be....", e il "ne", non esce. La frase resta sospesa nel vuoto. La frase, la parola restano incompiute. La tua vita resta incompiuta. 
Ed è già realtà. Era tutto uno scherzo!
Un'altra, l'ennesima illusione. L'ennesimo sogno ad occhi aperti. L'ennesima speranza di farla in barba al destino andata a farsi fottere. L'ennesimo film con un finale che non hai scritto tu, ma da uno sceneggiatore che non si cosa diavolo si sia fumato prima di inventarsi 'sto copione.
Ma IO, non ho più voglia di recitare in questo lungometraggio. Non mi piace la scenografia, non mi piacciono gli attori e le comparse, non mi piace la location, non mi piacciono i tempi e le situazioni. Questa storia non mi piace. E' tutto finto. 
Ho solo voglia di spogliarmi.
Di togliermi di dosso questo merdosissimo vestito e camminare nuda. Con i piedi nudi. Sulla terra.

Davanti a me uno specchio che riflette ciò che ho alle spalle: una finestra spalancata sul mondo. Un cielo scuro, stellato, e lo guardo, ma mi sembra così inutile in questa nottata e l'unico pensiero che riesco a partorire è: "vaffanculo pure tu! In questa notte non servi a nulla, almeno, non a me!"

domenica 9 giugno 2013

La forza della musica

Ci son canzoni che non sono canzoni, ma poesie vere e proprie, che ti entran dentro e sembrano dare un senso alla vita. In questi momenti di confusione interiore, dove, davvero, non so da che parte girarmi e penso che assecondare l'onda sia la soluzione migliore, mi ritrovo, ogni qualvolta, a cercare quella canzone/poesia che mi dia ancora la forza di capire e andare avanti.
Direte "ma è solo una canzone!"
Sì, è vero, ma la vita non lo è forse con le sue strofe, le sue rime ed i suoi ritornelli?
"Sally" di Vasco è la poesia cantata più bella che sia mai stata scritta (naturalmente è un parere del tutto personale). E appunto, in questi momenti , il dito scatta di continuo sul RW e arrivo ad ascoltarla anche dieci volte di seguito. E canto, urlo a squarciagola nel mio confortevole, caldo, intimo abitacolo a quattro ruote, forse per tirare fuori tutto ciò che ho dentro. Per cacciare quel dolore che opprime e schiaccia.
E ogni volta è un brivido.
Quella canzone è da brivido, proprio come canta.
Sarebbe troppo facile e sicuramente più bello farsi coinvolgere da quelle splendide note allegando il video a questo post, ma leggere quelle parole, lentamente, una ad una, è tutta un'altra cosa.
Immedesimarsi nella nostra "Sally" personale: ecco lo scopo. Perché dentro ognuno di noi, uomo o donna che sia, c'è o c'è stata una Sally che ha camminato per la strada senza nemmeno guardare per terra, che non ha più voglia di fare la guerra, che ha patito troppo e che ha visto cosa le può crollare addosso. Ma la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia!
Sì, perché senza un pizzico di follia la vita non sarebbe vita!

Sally cammina per la strada senza nemmeno 
guardare per terra 
Sally è una donna che non ha più voglia 
di fare la guerra 
Sally ha patito troppo 
Sally ha già visto che cosa
ti può crollare addosso 
Sally è già stata punita
per ogni sua distrazione o debolezza
per ogni candida carezza
data per non sentire l'amarezza
senti che fuori piove 
senti che bel rumore 
Sally cammina per la strada sicura 
senza pensare a niente
ormai guarda la gente 
con aria indifferente 

sono lontani quei momenti 
quando uno sguardo provocava turbamenti
quando la vita era più facile
e si potevano mangiare anche le fragole
perché la vita è un brivido che vola via 
è tutto un equilibrio sopra la follia
sopra follia! 
senti che fuori piove 
senti che bel rumore... 

Ma forse Sally è proprio questo il senso...il senso
del tuo vagare
forse davvero ci si deve sentire
alla fine un po' male
Forse alla fine di questa triste storia 
qualcuno troverà il coraggio 
per affrontare i sensi di colpa
e CANCELLARLI da questo viaggio 
per vivere davvero ogni momento 
con ogni suo turbamento
e come se fosse l'ultimo! 

Sally cammina per la strada...leggera 
ormai è sera
si accendono le luci dei lampioni 
tutta la gente corre a casa davanti alle televisioni

ed un pensiero le passa per la testa 
forse la vita non è stata tutta persa 
forse qualcosa s'è salvato
forse davvero non è stato poi tutto sbagliato 
forse era giusto così!
........eheheheh!......... 
forse ma forse ma si 
cosa vuoi che ti dica io 
senti che bel rumore 


....e ora...cuffie nelle orecchie e via, sotto la pioggia
...sentite che bel rumore...


Grazie Vasco.

mercoledì 1 maggio 2013

L'elastico

Tempo addietro trovai sul web questo passo, non so di chi, diciamo pure che non mi soffermai a cercare l'autore/autrice, forse per svogliatezza o semplicemente perché non m'interessava più di tanto, ma mi colpì parecchio, tanto da voler, in qualche modo, farlo mio. Il motivo? Perché mi ritrovo in quelle parole, così semplici, ma dannatamente vere:

'Ci son persone che sono legate da un elastico e non lo sanno. A un certo punto prendono e partono, ognuno per la propria strada, ognuna per i fatti propri e l'elastico le lascia fare, le asseconda, al punto che di quell'elastico alla fine quasi ci si dimentica. Poi però, arriva il momento estremo, quello al limite dello strappo e l'elastico reagisce, non si spezza, anzi, piuttosto, con un colpo solo, violentissimo, le fa ritrovare faccia a faccia'.

E ora che si fa? Quando ti ritrovi 'faccia a faccia', dopo venti lunghissimi anni, che diamine si deve fare?
Nel corso dei vent'anni quella persona è rimasta, a suo modo, dentro di te. Non l'hai mai dimenticata. Una presenza sottile che ti ha accompagnata indirettamente nel tuo percorso, e a testimoniarlo una quindicina di foto che non hai mai avuto il coraggio di buttare. Riposte, segretamente, in un ripiano della libreria, in un album camuffato da libro, a prendere polvere. Ogni tanto, nei momenti più duri, mi son ritrovata a togliere quella polvere, sussurrando appena il suo nome, accarezzando quel viso sulla carta patinata e chiedermi che fine avesse fatto. Se stesse bene. Poi la realtà, così schiacciante, mi faceva riporre quelle immagini e riprendere ancora polvere, archiviando ogni ricordo.
Fino a che...boom! L'elastico è arrivato al limite dello strappo e boom di nuovo! Eccomi faccia a faccia con quel non più ragazzo, ma ormai uomo, di cui m'innamorai al primo sguardo. Occhi negli occhi e tutto il passato senza quel noi annullato in un solo istante. Venti anni di silenzio, spariti, eclissati, in un nanosecondo.
Come potevo considerarla se non altro che una seconda possibilità? Ma tutto era sbagliato. Lo era allora e lo è adesso, più che mai!
Ma come rinunciare ancora una volta? E perché se davvero non deve essere, perché (e dannazione!) questo elastico non si è spezzato? Perché ha resistito per decenni? E' semplicemente uno scherzo di cattivo gusto o c'è qualcosa d'irrisolto? Ma cosa? Perché il destino, la vita, Dio stesso o chi per esso, ci ha fatto rincontrare? Perché? Perché? Perché?
Quanta sofferenza sapere e sentire che quella è la persona giusta ma non poterla avere.
E ora, più che mai, vorrei un paio di forbici che fossero in grado di tagliare quel fottuto elastico! Qualcuno mi ha detto che sono IO quel paio di forbici, che solo io POSSO e DEVO tagliarlo, ed è verissimo, ma è facile parlare quando non ha mai camminato con le tue scarpe e mai fatto anche solo dieci metri nella tua vita. E' troppo facile. E ci vuole coraggio per lasciare andare qualcosa che sai ti renderà felice.
Io quel coraggio ancora non ce l'ho.
Ho solo la forza di rimanere e vedere come andrà a finire.
Prima o poi la vita mi risponderà, nel frattempo, diamo spazio al dolore e che venga fuori, tutto, e forse, quando sarà esploso completamente, fino al limite di ogni sopportazione, potrà lasciare il posto a quella tanto agognata felicità.

K. Gibran
Allora una donna disse: Parlaci della Gioia e del Dolore.
E lui rispose:
La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera,
E il pozzo da cui scaturisce il vostro riso è stato sovente colmo di lacrime.
E come può essere altrimenti?
Quanto più a fondo si scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere.
La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio?
E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello?
Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi gioia.
E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento.
Alcuni dicono: "La gioia è più grande del dolore", e altri dicono: "No, è più grande il dolore".
Ma io vi dico che sono inseparabili.
Giungono insieme, e se l'una siede con voi alla vostra mensa, ricordate che l'altro è addormentato nel vostro letto.
In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia.
Soltanto quando siete vuoti, siete equilibrati e saldi.
Come quando il tesoriere vi solleva per pesare oro e argento, così la vostra gioia e il vostro dolore dovranno sollevarsi oppure ricadere. 

giovedì 28 marzo 2013

In pappa!

Alle domande sull'amore non si può rispondere razionalmente, perché l'amore non è ragione, e non si può scegliere chi amare e per quanto. Dicono che nasca dal cuore, ma in fondo il cuore non è altro che un muscolo involontario, che pulsa e fa scorrere il sangue, ti tiene in vita. Fermo lui, si ferma tutto. Sei morto! Lui non c'entra una cippa. Tutto nasce e cresce nella testa, da un cervello che va completamente in pappa. Tutti i neuroni se ne vanno allegramente a puttane e sei bell'e che fritto! Bisogna essere capaci di non farsi fulminare, di schivare le frecce di Cupido, e appena lo vedi (o senti) arrivare, perché te ne accorgi, e ti convinci 'no a me non farà male' (appunto!), appena te lo trovi davanti al grugno, piantargli una sonora pedata nel culo con in allegato un biglietto di sola andata per fanculandia! Perché l'amore è una M.E.R.D.A.
Non c'è amore senza dolore e spesso il dolore prende il sopravvento. E' difficile reggerlo. Sopportarlo.
Ed è proprio vero quello che canta Liga 'chi ama meno, è meno fragile'. Chi ama meno ha la capacità, la forza, di tenere sempre una mano, ben salda, sul mancorrente della scala della vita. Io, purtroppo, non ne sono capace o questo fottuto corrimano è invisibile come la mia scala. Purtroppo, le frecce di questo stronzetto alato, mi colpiscono, non sempre in pieno, a volte di striscio, ma per altre, non ha usato solo un dardo: mi ha bombardata di brutto. Mi ha sparato dritto in fronte e mandato proprio e assolutamente in pappa il cervello. Si è vendicato per tutte le volte che l'ho beffeggiato e alzato il dito medio per non avermi colpita? Forse. Ma sta di fatto che, ora, è lui a ridersela!
E invidio la capacità di alcuni di tenere quella mano indietro, aggrappati per non cadere. Forse perché sicuri, al caldo in ogni caso? Boh! Tutto può essere.
Persone come me, che lottano e vanno contro tutto e tutti perché credono nell'amore vero, quello che riesce sempre ad andare e vedere oltre, le persone come me, troppo sensibili perché camminano con l'anima sempre un passo avanti a loro, e non ce ne sono molte (non è un vanto, ma una rovina bella e buona!), vivono tutto a crudo, sulla pelle, in nome di questa merda, e lo vivono buttandosi a capofitto, senza paracadute, pronte anche a schiantarsi. Perché per quelli come me, l'amore è T.U.T.T.O.
Mi hanno definita un'anima bella...mah! non so da dove l'abbiano notato, e senza alcuna forma di vittimismo e presunzione, io mi sento, invece, un'anima sola, allo sbando, incompresa. Un'anima a colabrodo. Un'anima troppo grande per un mondo troppo piccolo.
E' difficile reggere il dolore, che sia mio, tuo o di chi ti e ci sta accanto, e credo sia un peso enorme. Lo è per me, figuriamoci per chi ne è al di fuori e non lo comprende fino in fondo, per chi non lo vive dentro le ossa. Per chi lo rifugge. E affrontarlo, tirarlo fuori e poi viverlo sotto ogni sua forma e conviverci, è decisamente deleterio, per il corpo e soprattutto per quell'anima ormai più che sfatta, che si sente presa ancora una volta per i fondelli.

lunedì 11 marzo 2013

Fidati di me!


Etimologia della parola fiducia: [fi-dù-cia] s.f. (pl. -cie)
• Affidamento che si fa su qlcu. o qlco.; attesa ottimistica di qlco.: avere f. in se stessi; credito, stima: perdere la f. di qlcu. || di f., di cui ci si serve abitualmente e su cui si fa completo assegnamento: medico di f.

Quindi se non comprendo male, vuol dire affidarsi, credere, in qualcuno, in qualcosa? Non che avessi bisogno di un vocabolario, per di più online per capirne il significato, ma tanto perché anche i miei occhi si rendessero conto che non sono poi così stupida! Leggerlo è chiarimento! Tutto qui. 
Perciò, escludendo la mia presunta stupidità e ignoranza, deduco che le parole e le azioni hanno un certo valore e significato. Giusto? Non può essere diversamente.
LE PAROLE, DETTE O SCRITTE SONO IMPORTANTI! 
Ma se queste parole cariche di aspettative, di speranza, di credo, di attesa e quant'altro, non venissero seguite dai fatti, allora perdono di consistenza, di valore? Diventano illusorie? Campate per aria? O semplicemente aria fritta? 
Ma l'aria non si frigge! 
Un tale, un giorno, disse (chi non ricordo!): 'tre cose nella vita non tornano indietro: le parole, il tempo e le occasioni perse'. Una parola, una frase, una promessa, una volta pronunciate, lasciano un'impronta. Un segno. Un solco, e no, non tornano indietro. Se poi ti vengono dette seguite da 'fidati per favore, fidati di me' allora il loro valore aumenta a dismisura. O sbaglio? E cosa fai difronte a ciò che aspetti da tanto? Non puoi non credere, non puoi non dare quella fiducia tanto richiesta. Metti da parte tutto e dici (o meglio, ti convinci) 'sta volta è quella buona'. 
Poi, basta poco...ma veramente poco per far marcia indietro e ti ritrovi, così come me in questo momento, a non capire più nulla, tanto da mettere in dubbio pure il significato di una parola. Mettere in dubbio la tua capacità di apprendimento, di riconoscere ciò che è vero da ciò che è incanto. Eppure, continuo a ripetermi 'ma non sono stupida, caspita, non lo sono affatto! So leggere, so ascoltare, sto sempre molto attenta a ciò che mi viene detto e prima di rispondere, penso, se poi mi viene scritto, allora leggo e rileggo anche venti volte, per sincerarmi di non tralasciare nulla e non commettere errori di apprendimento. Controllo le parole e se non ne conosco il significato, lo cerco. Controllo la punteggiatura, perché una virgola può cambiare il senso della frase, controllo le maiuscole, le parentesi...tutto insomma, ma, e che qualcuno mi risponda per favore, cosa c'è da controllare nella frase 'fidati per favore, fidati di me'. 
Sono...1 2 3 4 5 6...parole e una virgola. Niente altro! Per dirla tutta e giusta, precedute da 'mi spiace ma io non ci credo più'. Mi si sta chiedendo di crederci ancora, di nuovo, mi si sta chiedendo FIDUCIA. Giusto?
....E ora che hai ottenuto nuovamente la mia fiducia, cosa fai? La tradisci ancora una volta?! Complimenti per la tua abilità nel manovrare le persone, per il tuo immenso rispetto nei miei confronti, nei confronti di sentimenti puri e limpidi.
Sei da premio Oscar. Un premio come miglior attore protagonista della mia vita! Sei patetico e fatti curare, ma da uno bravo!

sabato 23 febbraio 2013

Gli Angeli


'Qui la notte è buia 
e ci sei soltanto tu 
Vivi in bilico 
e fumi le tue Lucky Strike 
e ti rendi conto 
di quanto le maledirai.....' 
Sì, qui la notte è buia, nera come la pece e ci sei soltanto tu a doverci fare i conti. In bilico come su una fune, non sapendo mai da che parte verrai buttata. Non sapendo se questa fune mai finirà, se sarà sempre così o se prima o poi, all'estremo di essa ci sarà  'qualcuno' con la mano tesa per afferrarti e tenerti con se. Ma su quella fune vieni lasciata ancora e non ne vedi la fine, non vedi niente, non vedi la sua mano. Non la vedrai mai.
Una boccata e un'altra e un'altra ancora...e il sapore forte del tabacco delle Lucky Strike, t'invade la bocca, il palato, asciugando la gola. Arsura. Sì, un giorno le maledirai, ora no! Ora una la spegni e un'altra l'accendi, come se avessero il potere di calmarti, di asciugare anche i pensieri. Ma i pensieri restano e non si asciugano, incalzano prepotenti e spaccano quel poco che rimane di te.
Ricordi. Attimi. Istanti da togliere il fiato. Speranze. Fiducia. E quella gioia inaspettata che hai quasi sfiorato con entrambe le mani. Un sogno che ha sfiorato la realtà. Felicità. L'hai voluta tenere per te, chiusa dentro l'anima, non l'hai condivisa con nessuno o se non con chi veramente è stato in grado gioire con te, per paura che la gelosia e l'invidia altrui rovinassero tutto. D'altronde la felicità è quella cosa così rara e meravigliosa che quando ti tocca, la prima cosa che pensi è 'a me? ma dici davvero? Sei proprio sicura? No, non ci credo!' Così, dolcemente e delicatamente, abbassi piano piano la guardia ed uno alla volta sfili i guantoni, sussurrando fra te e te che in fondo un po' te la sei meritata. Sul viso ti compare un sorriso che pensavi di non riuscire più a tirar fuori, sembri quasi ebete, i tuoi occhi s'illuminano di quella luce particolare, quella fiammella che hai tenuto spenta per ben troppo tempo, il cuore batte lento ma forte e lo senti, senti ogni suo colpo, e sussulti ad ognuno, godi di ogni singolo momento, minuto, secondo e ti prendi a schiaffi perché non riesci a crederci. 
Passi giorni così, camminando senza toccare terra, con piccole ali ai lati dei tuoi piedi, con la gente che ti guarda e sorride nel vederti diversa, viva e piena di un qualcosa a loro estraneo, ma bello da guardare, con la testa ebbra d'amore e l'anima che canta, che urla come non aveva mai fatto. Tutto perfetto. Quella era la felicità. 
Non ci sono molte altre parole per descriverla, non ne renderebbero giustizia, se non viverla. Ma conservala è la parte più difficile e credo, addirittura impossibile. Dura sempre poco, troppo poco e non ci si sazia mai, non basta mai. 
Perché? Perché? dannazione! 
Perché il dolore arriva sempre così velocemente a spazzar via in un nanosecondo ogni meravigliosa sensazione, ogni emozione, lasciando solo terra arida? Perché il dolore non ha pietà? Perché ti riduce l'anima a colabrodo? Perché in un battito di ciglia spegne la speranza, la voglia di sorridere e di vivere? E perché cazzo non se ne va altrettanto velocemente? Perché cazzo rimane lì, a distruggerti e a struggerti? 
Il dolore ti piega, ti annienta. Ed è facile dire 'tira fuori le palle, rialzati, non devi e non puoi mollare, sei forte, non poi piangerti addosso, ce la fai'. Ma siamo sicuri poi di volersi rialzare ancora una volta? Se le forze, la volontà e soprattutto la speranza vengono a mancare, cosa si fa? Se non riesci a trovare un appiglio dentro te stessa per togliere il tuo stra maledetto culo dalle ortiche, cosa fai?
Brucia e fa male, il dolore è insopportabile, ma...ti guardi intorno e l'unico pensiero che la tua mente riesce a partorire è 'ora basta, sto qui seduta, immobile, con gli occhi chiusi e in silenzio' sperando che nella tua immobilità imparerai ad abituarti al tuo nuovo stato di sofferenza e a conviverci.
Ma non ci si abitua. Mai. Nè alla felicità, né al dolore. 
H. 2,41. L'ennesima Lucky si sta consumando lentamente, il sonno non arriva e 'Gli Angeli' di Vasco risuonano nelle orecchie...e il dolore imperterrito, non tace il suo assordante brontolio...
All'inferno! 

domenica 27 gennaio 2013

Linee

Questa è per te, so che mi leggerai, (sicuramente sarai anche l'unico) con un ringraziamento speciale per avermi fatta correre come non mi era mai successo, superando e oltrepassando ogni limite e barriera.

Non superare la linea di demarcazione in attesa che scatti il semaforo verde, non invadere la corsia preferenziale dei taxi o dei bus, non star a cavallo della linea che divide le corsie, non è consentito sorpassare quando c'è la doppia striscia, non oltrepassare la linea gialla alla posta, in banca, in farmacia, all'anagrafe...segui la linea rossa, verde, blu, arancione, marrone.... Linee, solo e unicamente linee che, come e dove ti giri, impediscono e vietano ogni cosa, che impongono rigore e rispetto alle regole. Solo regole. E se decidi di infrangerne anche solo una, vieni additata come una 'sbiellata', menefreghista, egoista, egocentrica e irrispettosa. Così, per non uscir dai canoni che detta la società, cerchi, in ogni modo, di seguirle, convincendo te stessa che è la cosa giusta, che è importante e fondamentale il giudizio degli altri.
Ma ci son volte che la voglia di pisciar fuori dal vaso chiama disperatamente, ed è incontenibile. E ti ritrovi a passar l'ultimo semaforo col rosso, sperando che nessuno dietro di te osi seguirti, assicurandoti di essere l'ultima per poi avere la strada unicamente tua. Rallenti per qualche metro, distanziando quelli avanti a te, e poi...via, a cavallo di quella linea, in mezzo alle corsie, comprando la strada, e spingi a tavoletta quel pedale sotto il piede destro, alzi la musica a palla, tanto da far vibrare gli specchietti e canti a squarciagola, lasciando che le note invadano ogni tua cellula, liberandoti da ogni oppressione, annullando ogni pensiero. E spingi sempre di più, portando la tua anima oltre ogni limite e sentendoti vera e finalmente libera. Correre, correre. e ancora correre a più non posso e alcuna intenzione di fermarti. La strada (l'immensa voglia di vita) chiama, urla e tu quasi inebetita da tanta libertà, ti lasci trasportare e avvolgere da quelle magiche, morbide e luminose ali e dolcemente ti lasci cullare, perché senti di far la cosa giusta e ti senti bene, VIVA.
Vorresti che quel tratto di asfalto non finisse mai, ma si sa, fra un semaforo e l'altro non ne corre un granché,  neanche in autostrada, ci sarà sempre un casello con la barra abbassata a fermare la tua folle corsa, ci sarà un velox a ricordarti che certi limiti non devi superarli, ci sarà una luce rossa a fermarti, uno stop, una precedenza, un incrocio, ci sarà sempre qualcosa o qualcuno a riportarti coi piedi per terra. Alzerai il piede dall'acceleratore, abbasserai la musica, e rientrerai nella corsia, probabilmente quella di destra e lascerai il passo a quelli più veloci o addirittura appena possibile, ti fermerai a riflettere, obbligandoti a un pit stop forzato. Ma se rallentando, non fossi in grado di scavallare la linea che divide le corsie? se non sapessi da che parte buttarti? destra o sinistra, o rimanere al centro e vedere come si svolgeranno le cose? Sai cosa c'è a destra e un po' ti senti al sicuro, quella strada, alla fine della fiera, l'hai sempre percorsa, ne conosci ogni tratto, sai dove son posizionati i chiusini, se ci son buche, crepe o se è liscia, ma a sinistra, cosa c'è? L'ignoto e la paura fottuta di lasciar andare un passato a te caro, a cui ti sei affezionato e anche un po' abituato, per un qualcosa che non sai, non capisci da che parte sia saltato fuori, ma in grado di seminare dubbi, destabilizzarti e confonderti. Ma si deve decidere, perché in mezzo non si può stare (così dicono!) e non sopporti aver altre macchine al culo della tua e automobilisti impazienti di rubarti la strada col dito piantato sul clacson, come se non aspettassero altro che farti sobbalzare dal tuo sedile! E così, impaurita, sconcertata e incazzata nera con un destino bastardo e crudele, rientri bruscamente nella tua corsia di destra, sperando di aver fatto la scelta più giusta per te, ma ti rendi conto solo guardandola, che la tua mano è posizionata sulla leva della freccia, tremante e desiderosa di azionarla verso sinistra e veder scattar i tuoi piedi sui quei pedali, sgommare senza dar precedenza e buttarti a capofitto in quella corsia così misteriosa, per corre ancora e ancora, perché correre è bello e se si è in due ad aver la stessa destinazione, lo è ancor di più.

Seguire le linee? da una parte o dall'altra? in mezzo? forte, piano? camminando o correndo, o anche fermarsi? non lo so, davvero, so solo che seguire quella del cuore è la cosa più giusta, perché quella non sbaglia mai.




giovedì 17 gennaio 2013

La persona sbagliata

Cazzeggiando sul web, sempre alla ricerca di risposte alle mille domande su questa esistenza che mi pongo quotidianamente, mi sono imbattuta in questa poesia di Luis Ferdinando Verissimo, scrittore e giornalista brasiliano:

LA PERSONA SBAGLIATA

Pensandoci bene, in tutto ciò che vediamo, viviamo intensamente, ascoltiamo
e pensiamo non esiste una persona giusta per noi.
Esiste una persona che, se ti fermi un attimo a pensare, è in realtà la persona sbagliata.
Perchè la persona giusta fa tutto giusto, arriva puntuale, dice le cose giuste, fa le cose giuste,
ma non è che abbiamo sempre bisogno delle cose giuste.
La persona sbagliata ti fa perdere la testa, fare pazzie, scappare il tempo, morire d'amore.
Verrà il giorno in cui la persona sbagliata non ti cercherà e sarà  proprio in quel momento
in cui vi incontrerete, che il vostro donarsi l'un l'altra sarà più vero.
La persona sbagliata è, in realtà, quello che la gente definisce una persona giusta.
Quella persona ti farà piangere, ma un'ora dopo ti asciugherà le lacrime.
Quella persona ti farà perdere il sonno, ma ti darà in cambio una notte d'amore indimenticabile.
Quella persona forse ti ferisce e dopo ti riempie di gentilezze chiedendo il tuo perdono.
Quella persona potrà anche non essere sempre al tuo fianco ma ti penserà in continuazione.
E' bene che ci sia una persona sbagliata per ognuno di noi perchè la vita non è sicura,
niente qui è sicuro, quello che è proprio sicuro è che dobbiamo vivere ogni momento,
ogni secondo, amando, sorridendo, piangendo, emozionando, pensando, agendo, desiderando,
ottenendo.
E solo così è possibile che si arrivi a quel momento della giornata in cui diciamo: 
'Grazie a Dio, è andato tutto come doveva andare'.
Quando in realtà, tutto ciò che lui vuole, è che noi incontriamo la persona sbagliata, in modo
che le cose inizino veramente a funzionare per il verso giusto per noi...


Ognuno di noi, nella propria vita, ha incontrato o incontrerà la persona sbagliata e, non lo nego, è successo anche a me. E' lo sbaglio per eccellenza. E' sbagliata la persona, son sbagliati i tempi, i luoghi, le circostanze. Cumuli di errori, di sbagli che inevitabilmente portano alla sofferenza, quella che spacca l'anima e la riduce a brandelli. Ma è un errore che toglie il fiato, che riempie i vuoti, che fa camminare senza sfiorare terra, fa tremare le gambe, fa tremare dentro ogni parte di te. Fa battere il cuore in modo strano, tanto che lo senti rimbalzare nel petto, farsi un carpiato sino alla bocca dello stomaco e sfiorare le antenne delle farfalle che lì svolazzano beate e indisturbate...e poi lo senti risalire mentre cerca (inutilmente) di riposizionarsi nel suo piccolo spazio, ma già pronto per un altro sobbalzo.
E' uno sbaglio che mozza le parole in gola, ti tiene sveglia la notte, invade i pensieri, che come un tarlo logora la mente. Uno sbaglio a cui non riesci, non puoi, non vuoi rinunciare e staccarti, perchè parte di te, perchè sai che non esiste persona più giusta di quella. Perchè quella persona così tanto sbagliata, riesce dove altri non son riusciti e tocca corde che nessuno ha mai suonato: fa vibrare e cantare l'anima. E solo la persona sbagliata può riuscire a fare tanto. Solo con una carezza, con uno sguardo, il solo stringerti fra le braccia, abbassa paletti, abbatte muri innalzati per difenderti che credevi invalicabili. E al suo fianco, per uno strano e assurdo motivo che manco tu stessa comprendi, ti senti indubbiamente giusta e assolutamente felice.........

sabato 12 gennaio 2013

Occhi...

Due perle color nocciola incorniciate da lunghe ciglia chiare
Occhi della stessa profondità degli oceani, dove perdersi e ritrovarsi
Occhi calamitati, che catturano, che una volta nei miei, impossibile da lasciare
Occhi che imbarazzano, che mi riempiono d'amore,
che mi portano sulle nuvole e mi fanno volare, mettendo ali d'argento all'anima.
Ricordo il momento in cui hai preso il mio viso fra le mani,
cercavo quegl'occhi come se li attendessi da un'eternità..
poi...eccoli nei miei...
e ho pensato 'ecco la mia vita, non ho bisogno d'altro...'
I tuoi occhi....la mia vita.

giovedì 10 gennaio 2013

Tolto il dente, tolto il dolore

Sì dice così quando qualcosa fa male: togliere, eliminare, allontanare...appunto 'tolto il dente, tolto il dolore', ma perchè allora la lingua continua a cercare quel buco, a battere in quel vuoto che senti nelle arcate? Perchè si sente la mancanza solo di quel dente, benchè ce ne siano altri 31 in grado di far lo stesso lavoro?
Spesso ti sei alzata con il mal di denti, hai preso antinfiammatori e antibiotici per anestetizzare il dolore e debellare l'infezione, ma hai sempre rimandato l'appuntamento dal dentista nonostante sapessi fosse indispensabile. Poi ci vai e togli quel piccolo osso che hai in bocca. L'anestesia (il sapere che è la cosa più giusta) attenua il dolore dell'estrazione, ma svanito l'effetto, lo senti esplodere con tutta la sua potenza devastante e cazzo se fa male, più di quanto potessi immaginare. Quel dente aveva radici profonde, quel dente era tuo, l'hai usato (hai amato) per anni, è sempre stato lì, a portata di lingua, ed ora c'è il vuoto. La tua lingua (anima) lo cerca, ma si perde in quel vuoto che nessun altro dente potrà mai rimpiazzare. Puoi sostituirlo con uno nuovo di porcellana, ma non sarà lo stesso, sarà devitalizzato, ma non impedirà ai ricordi di far ancora male e così inevitabilmente...altre cicatrici.            
Non è vero che tolto il dente, tolto il dolore: il dolore si trasforma in qualcosa di diverso. Vuoto, senso di perdita, mancanza, solitudine, malinconia e una terribile nostalgia, e sì, ricomincerai a mangiare, lo farai ogni volta, ma non sarà più lo stesso, masticherai in un altro modo, forse dalla parte dei denti sani, ma ogni volta che la tua lingua sfiorerà quel 'buco', sentirai ancora quelle cicatrici, quei segni dentro l'anima, che mai nessun dentista sarà in grado di sanare.