Questa è per te, so che mi leggerai, (sicuramente sarai anche l'unico) con un ringraziamento speciale per avermi fatta correre come non mi era mai successo, superando e oltrepassando ogni limite e barriera.
Ma ci son volte che la voglia di pisciar fuori dal vaso chiama disperatamente, ed è incontenibile. E ti ritrovi a passar l'ultimo semaforo col rosso, sperando che nessuno dietro di te osi seguirti, assicurandoti di essere l'ultima per poi avere la strada unicamente tua. Rallenti per qualche metro, distanziando quelli avanti a te, e poi...via, a cavallo di quella linea, in mezzo alle corsie, comprando la strada, e spingi a tavoletta quel pedale sotto il piede destro, alzi la musica a palla, tanto da far vibrare gli specchietti e canti a squarciagola, lasciando che le note invadano ogni tua cellula, liberandoti da ogni oppressione, annullando ogni pensiero. E spingi sempre di più, portando la tua anima oltre ogni limite e sentendoti vera e finalmente libera. Correre, correre. e ancora correre a più non posso e alcuna intenzione di fermarti. La strada (l'immensa voglia di vita) chiama, urla e tu quasi inebetita da tanta libertà, ti lasci trasportare e avvolgere da quelle magiche, morbide e luminose ali e dolcemente ti lasci cullare, perché senti di far la cosa giusta e ti senti bene, VIVA.
Vorresti che quel tratto di asfalto non finisse mai, ma si sa, fra un semaforo e l'altro non ne corre un granché, neanche in autostrada, ci sarà sempre un casello con la barra abbassata a fermare la tua folle corsa, ci sarà un velox a ricordarti che certi limiti non devi superarli, ci sarà una luce rossa a fermarti, uno stop, una precedenza, un incrocio, ci sarà sempre qualcosa o qualcuno a riportarti coi piedi per terra. Alzerai il piede dall'acceleratore, abbasserai la musica, e rientrerai nella corsia, probabilmente quella di destra e lascerai il passo a quelli più veloci o addirittura appena possibile, ti fermerai a riflettere, obbligandoti a un pit stop forzato. Ma se rallentando, non fossi in grado di scavallare la linea che divide le corsie? se non sapessi da che parte buttarti? destra o sinistra, o rimanere al centro e vedere come si svolgeranno le cose? Sai cosa c'è a destra e un po' ti senti al sicuro, quella strada, alla fine della fiera, l'hai sempre percorsa, ne conosci ogni tratto, sai dove son posizionati i chiusini, se ci son buche, crepe o se è liscia, ma a sinistra, cosa c'è? L'ignoto e la paura fottuta di lasciar andare un passato a te caro, a cui ti sei affezionato e anche un po' abituato, per un qualcosa che non sai, non capisci da che parte sia saltato fuori, ma in grado di seminare dubbi, destabilizzarti e confonderti. Ma si deve decidere, perché in mezzo non si può stare (così dicono!) e non sopporti aver altre macchine al culo della tua e automobilisti impazienti di rubarti la strada col dito piantato sul clacson, come se non aspettassero altro che farti sobbalzare dal tuo sedile! E così, impaurita, sconcertata e incazzata nera con un destino bastardo e crudele, rientri bruscamente nella tua corsia di destra, sperando di aver fatto la scelta più giusta per te, ma ti rendi conto solo guardandola, che la tua mano è posizionata sulla leva della freccia, tremante e desiderosa di azionarla verso sinistra e veder scattar i tuoi piedi sui quei pedali, sgommare senza dar precedenza e buttarti a capofitto in quella corsia così misteriosa, per corre ancora e ancora, perché correre è bello e se si è in due ad aver la stessa destinazione, lo è ancor di più.
Seguire le linee? da una parte o dall'altra? in mezzo? forte, piano? camminando o correndo, o anche fermarsi? non lo so, davvero, so solo che seguire quella del cuore è la cosa più giusta, perché quella non sbaglia mai.
a volte però ti accorgi che quella del cuore non è una linea...sarebbe troppo semplice se fosse così. A volte è un muro, cerchi di scavalcarlo, ci sono giorni che dici " ce la posso fare, ce la DEVO fare ma ti accorgi che non è un muro come gli altri, è qualcosa che inspiegabilmente ha preso vita, continua ad alzarsi, sempre più verso l'alto e tu sei li che continui ad aggrapparti, un mattone qua, uno là...sei sempre in ascesa ma cominci a tentennare, ad essere stanco, talmente stanco che non riesci più a vedere la luce che dovrebbe sovrastare tutti i tuoi sforzi...Sei talmente in alto ormai che qualsiasi sia la tua prossima mossa, già sai che ti farai del male. Se cadessi??? Me lo sono chiesto milioni di volte ma ho continuato a salire...Se non finisse mai 'sto muro??? anche questo mi domandavo...ma come te ho sempre scelto di andare avanti...Poioi ti fermi durante questa stenuante scalata, quanto meno per prendere respiro ed è lì che sorge il dubbio...Se fosse il muro sbagliato? Se la mia ostinazione mi stesse precludendo altre strade meno tortuose e più giuste??? E' lì che che l'ostinazione la fa da padrona ed è lì che qualcosa ci spinge a non mollare...ma sei stanco, molto stanco...ma il dolore peggiore non è nelle mani piene di graffi o nelle ginocchia sbucciate che ci siamo procurati durante questa scalata...il dolore è nell'anima, il pensiero che chi sta dall'altra parte di quel muro neanche si renda minimamente conto di quanti sacrifici abbiamo scelto di fare per loro...Questo è ciò che fa più male...ma in fondo ti capisco...anch'io sono come te...e dal quel muro non mi stacco...almeno finchè il cuore continuerà a darmi la forza di salire.
RispondiEliminaGrazie innanzitutto per aver letto e commentato, mi fa piacere sapere di aver più di un lettore e che l'argomento trattato abbia suscitato interesse, anche se questa, più che un post, era una lettera aperta indirizzata a una una persona speciale, diversa, che in pochi giorni (meno di dieci) solo parlandomi, è riuscita a mettermi completamente in discussione.
RispondiEliminaA parer mio quella 'linea' non è altro che un modo di vedere e vivere i propri sentimenti. Seguirla a discapito di tutto e tutti, andare sempre in quella direzione, ascoltare quella vocina che senti, a volte solo sussurrare, altre irromperti nelle orecchie: incitarti o fermarti. E a quella voce non puoi non dare ascolto, perché quella parte di te incorporea, evanescente, eterea, non è altro che la tua anima e sa a priori, non sbaglia mai. Bisogna solo aver il coraggio, la forza di udirla e seguirla, anche se resi inermi dal dolore, rischiando il tutto per tutto, in nome poi di quella cosa assurda e meravigliosa che è l'amore. Per esso si son scatenate guerre, scritte tragedie, la letteratura è invasa di poeti che l'hanno e lo cantano in tutti i modi possibili, si son scritte e si scriveranno sempre canzoni, film, libri...e non c'è più cosa più forte al mondo. Neanche l'odio, che poi non è che il suo esatto opposto. E non conta quanto alto sarà quel muro, non importa quanti sacrifici farai, quante lacrime verserai, se ti graffierai le mani, non importa nemmeno se cadrai: non importa assolutamente nulla. Se l'anima canta, se continuerà a esortarti a seguire quella direzione, allora, troverai ancora dentro di te la forza e la voglia di risalire quel muro, mattone su mattone, con ancor più grinta e desiderio di arrivare in alto. E non la chiamo 'ostinazione', ma solamente 'amore incondizionato', capace di superare ogni difficoltà, ogni stanchezza, ogni timore. Ed è inutile opporvi resistenza, perché se una cosa deve essere, è, sarà, prima o poi capiterà. Il destino spesso si prende gioco di noi, e anche se noi ci allontaniamo per paura di soffrire ancora, per non stare eternamente in attesa, alla fine, si presenterà innanzi a te e nulla saranno valsi i tuoi tentativi per sfuggirvi. Crederci fino in fondo: questa è l'unica 'linea' da seguire, che ti farà arrivare aldilà di quel muro e godere appieno di una mai così tanto agognata felicità. D'altronde l'amore smuove le montagne, ma deve essere un amore vero, puro, disinteressato, limpido, capace di andare oltre, che nasce e vive appunto dentro l'anima.