mercoledì 18 novembre 2015

Sorriso da ebete

Parlare di felicità di questi tempi, dove tutti ammazzano tutti e la considerano unica scelta possibile per raggiungere il regno dei cieli, credo suoni alquanto stonato. Non voglio entrare nel merito della vicenda, tutto questo mi fa vomitare, ma son pratica: "Credi in quello che ti pare, ma non rompere il cazzo a nessuno!" Perciò scriverò di quella roba strana chiamata "felicità".
Tutti a rincorrere un sogno, a voler qualcosa da questa vita, a sperare in qualcosa di bello e tutti a voler essere felici. Esiste la felicità? Sì credo proprio di sì, l'ho sfiorata e a volte anche toccata e presa con entrambe le mani, poi sfuggita: io ero pronta (lo sono tuttora) il resto no, non ancora perlomeno. Ora sono ferma e sto aspettando che mi raggiunga. Forse ho corso troppo (non credo, visti i tempi...) o forse il "resto" va troppo piano...non so.... Credo che al "mio resto" faccia paura questa strana roba. Credo sia più facile rimanere a mollo nel brodo di sempre perché sa come bolle e che temperatura può raggiungere; sa come e quando abbassare la fiamma e regolarla in modo tale da non bruciarsi. E' il solito brodo, appunto. Un brodo non più buono ma certamente sicuro perché comunque in grado di soddisfare il fabbisogno quotidiano.
Perché, mi chiedo, fa così paura spegnare il gas sotto questo brodo? Perché spaventa così tanto accendere un altro fuoco sotto un'altra pentola? Perché non sai come può bollire? Io invece penso di sì! C'è consapevolezza che nella nuova pentola non ci sarà la solita minestra trita e ritrita, ma un succulento e prelibato intingolo!!!
Perché fa così paura essere felici? E' più facile assuefarsi al dolore che alla felicità? Può essere. Sai cosa provi nel dolore, sai come reagire ed andare avanti (rassegnazione bella e buona), sai cosa ti aspetta, mentre essere felici è una condizione talmente rara che terrorizza il solo pensiero di viverla.
Ho disfatto in trenta minuti vent'anni di vita costruita lentamente in nome di questa strana roba perché ho capito cosa vuol dire essere davvero felici. E sì mi sono spaventata anche io, e di brutto, ma cazzo quanto è stato bello prendersi uno spavento del genere! E' scoppiata la bolla in cui mi ero rintanata e ho permesso di far entrare aria fresca nei miei polmoni ormai rinsecchiti: ho ricominciato a respirare. Ho spento la fiamma sotto il mio brodo, ho preso la pentola ancora bollente a mani nude e in un momento di follia e coraggio l'ho svuotata nel lavandino.
La felicità esiste e fa paura, ma ci si può abituare, ed è un'abitudine, l'unica, credo, che non stancherà mai. Non ha controindicazioni, solo due piccoli nei: ti stampa sulla faccia un sorriso ebete e ti fa camminare senza toccar terra, ma credo proprio che si possa sopravvivere benissimo.
Io quel sorriso da ebete lo voglio!
La felicità esiste. Basta solo volerla davvero.

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