venerdì 29 luglio 2016

Michele.

Non sono solita parlare di malattie perché ritengo l'argomento molto delicato e personale, ma questa volta lo devo fare, più per me stessa che per altro.

Per ringraziarti, Michele.

Lavoro in uno studio medico e una delle regole fondamentali è cercare, il più possibile, di non affezionarsi ai pazienti, mantenere un certo distacco, non farsi coinvolgere dalle loro vite. A volte però è impossibile.
Poco più di tredici mesi fa sei venuto in studio con una tosse fastidiosa.
Tredici mesi dopo un cancro ai polmoni ti ha portato via.
Troppo giovane. Troppo buono.
Un cancro ha portato via i tuoi grandi e dolcissimi occhi marroni; il tuo sorriso, quasi sempre nascosto dai baffi; la tua voce forte e le tue spalle possenti. Un "omone". Perché tu eri così: grande, alto e forte, ma di una bontà senza senso, che traspirava da ogni parte di te.
Ho sperato e pregato che questo male di merda ti risparmiasse, perché le persone come te sono (non erano!) rare, ma niente da fare: nessuna pietà.
Te ne sei andato. E l'hai fatto da incazzato.
Lo sapevi che quelle sarebbero state le tue ultime ore e ti sei ribellato rifiutando cure, cibo e acqua.
Incazzato davvero, forse per la prima volta in vita tua.
Il vuoto che hai lasciato è grande.
Il dolore, idem.

Buon viaggio Michele, ovunque tu sia diretto e grazie.
Grazie di aver fatto parte della mia vita.

Ti voglio bene.